Pubblicato il 01/03/2023

Come da un’idea bizzarra ebbero origine oltre 100 anni di passione aeronautica

Come da un’idea bizzarra ebbero origine oltre 100 anni di passione aeronautica

C’era una volta, agli inizi del secolo scorso, un gruppo di allegri amici che si ritrovava spesso al Caffè Centrale di Brescia.
In una di queste occasioni, nel lontano 16 settembre 1909, ebbero un’idea alquanto stravagante.

“Perché non ci compriamo un dirigibile?
“Eh sì, come no, chissà quanto costa!?”
“Mi sono informato, con una colletta di 22 mila lire ci compriamo uno Zodiac.”
“Dovremo però dare un nome al nostro sodalizio.”
“Cosa ne dite se lo battezziamo Club di Sport Aereo?”

Lo so, sembra l’inizio di una favola, ma è successo veramente… magari non proprio con i dialoghi precedenti.
C’è addirittura un articolo de La Sentinella Bresciana che ne parla.

La Sentinella Bresciana

A quei tempi questi baldi giovanotti non lo sapevano, ma stavano creando qualcosa di eccezionale che sarebbe durato fino ai giorni nostri.
Cosa stavano creando?
Ve lo dico subito, stavano posando il primo mattone dell’Aero Club Brescia.

Per curiosità, se vi state domandando quanto valevano 22.000 lire nel 1909, oggi sarebbero circa 92.000€.

L’evento aeronautico italiano del secolo

A onor del vero bisogna dire che questa idea di comprare un dirigibile molto probabilmente venne loro dopo essere stati galvanizzati da un evento che accadde pochi giorni prima, il 9 settembre 1909.

La brughiera di Montichiari fu infatti il palcoscenico in quei giorni del 1° Circuito Aereo Internazionale di Brescia, una competizione che fece accorrere appassionati da tutto il mondo per assistere all’esibizione di queste nuove strane macchine volanti, con un monte premi di 100.000 lire (420.000€ oggi).

Il programma del 1° Circuito Areo Internazionale di Brescia

Il programma del 1° Circuito Aereo Internazionale di Brescia

Non pensate però a evoluzioni tipo Frecce Tricolori, allora se i velivoli si alzavano di 4 metri da terra, era sufficiente per ottenere un’ovazione dal pubblico.

Vennero comunque stabiliti dei nuovi record.
Il primo premio per la velocità lo ottenne Glenn Curtiss che percorse 50 Km in 49’24”, ben 62 Km/h!!!
Usain Bolt corre più veloce per capirci (65 Km/h).
Il primo premio per l’altezza lo ottenne Rougier che arrivò alla considerevole cifra di 193,5 m (635 ft).
Oggi se voli a meno di 1.000 ft sopra ad un centro abitato ti danno la multa.

L’incredibile storia del 1° Circuito Aereo Internazionale di Brescia meriterebbe un articolo tutto per sé, anzi se vi interessa lasciatemi un commento in calce a questo articolo e magari in futuro faccio qualche ricerca e ci scrivo sopra qualcosa.

Aero Club Brescia, un precursore dei tempi

Nel 1920 il Club di Sport Aereo cambia nome e diventa ufficialmente l’Aero Club Brescia, addirittura prima della nascita dell’Aero Club Italia che avvenne il 23 luglio 1926 e persino prima dell’Aeronautica Militare che nacque il 28 marzo 1923 (proprio nel mese della pubblicazione di questo articolo si festeggia il Centenario dell'Aeronautica Militare).
C’è da esserne orgogliosi, che dite?!

A quei tempi l’aviazione era materia prevalentemente militare, infatti la sede dell’aeroclub fu basata dentro l’Aeroporto Militare di Ghedi.
Ci vorrà parecchio tempo prima che la sede si sposti a Montichiari dentro ad un aeroporto civile, ma di questo ve ne parlo dopo, andiamo per ordine.

L’aeroclub non si limita ai corsi di volo, ma si fa promotore anche di molte iniziative sportive.
Ad esempio nel 1931 organizza sulla pista di Ghedi la 3° tappa del Giro d’Italia e nel 1936 un avioraduno che coinvolse 88 aerei.

La 3° tappa del Giro d’Italia sulla pista di Ghedi

La 3° tappa del Giro d’Italia sulla pista di Ghedi

Un Regio Decreto del 1936 cambia il nome dell’Aero Club Italia in R.U.N.A. (Reale Unione Nazionale Aeronautica) e in cascata cambia nuovamente il nome all’Aero Club Brescia, facendolo diventare R.U.N.A. Brescia.
Dovremo attendere fino al 27 agosto 1944 per riavere il nostro attuale nome.

Gli hangar della R.U.N.A. Brescia

Gli hangar della R.U.N.A. Brescia

L’aeroclub cresce, acquista nuovi aerei, negli anni ’30 brevetta centinaia di nuovi piloti e registra parecchie centinaia di ore di volo.
Si legge in un annuncio:

Giovani, volete diventare piloti?
Col prezzo ridotto a lire 1500 e a iniziare dal 1° luglio XVII, la R.U.N.A. dà la possibilità di conseguire il brevetto civile a tutti.
Ogni giovane potrà poi essere incorporato nella R. Aeronautica in qualità di pilota.
Rivolgetevi alla R.U.N.A. (Brescia - Piazza Vittoria, 7) per ogni informazione.

L’anno XVII corrisponde al 1939, a quei tempi si contava l’Era fascista, cioè a partire dal 1922 anno della marcia su Roma.
1.500 lire invece corrisponderebbero oggi a 1.300€, neanche tanto a dire la verità, ma c’era la fregatura che qualche anno dopo ti avrebbero mandato a fare da bersaglio alla contraerea inglese.

Nel frattempo, gli anni ’30 sono gli anni dei pionieri dell’aria, delle prime grandi trasvolate.
Carlo Francesco Lombardi, alias Francis Lombardi il 13 luglio 1930 per la prima volta porta un aereo da turismo FIAT AS.1 da Vercelli fino a Tokyo.
Lo stesso anno, assieme a Franco Mazzotti, circumnaviga l’Africa.
Quest’ultimo, il 6-7 Marzo 1939 stabilisce anche il primato mondiale di velocità, 390,971 Km/h, volando senza scalo da Roma ad Addis Abeba (Etiopia).

Il FIAT AS.2 (modello successivo del FIAT AS.1)

Il FIAT AS.2 (modello successivo del FIAT AS.1)

La fine di questo decennio vede l’Aero Club Brescia, pardon, la R.U.N.A. Brescia, protagonista nell’insegnamento dell’arte del volo, brevettando un centinaio di piloti ogni anno e registrando per la prima volta più di 1.000 ore di volo in un anno.

Il dopoguerra e la ricostruzione

La tragica fine della II guerra mondiale, lascia nel 1945 solo tizzoni ardenti sull’aeroporto di Ghedi.
Franco Mazzotti non è tra quelli che tornano a casa, è scomparso 3 anni prima nei cieli del Mediterraneo a bordo di un SM.82.

L’aeroclub è tra i primi a rimboccarsi le maniche per ricostruire le strutture semidistrutte, si ricostituisce e torna alla denominazione che ha ancora oggi, cioè Aero Club Brescia.
Purtroppo, per un biennio, dovrà accontentarsi di alitare sulla prua di aerei in miniatura prima di lanciarli, dedicandosi cioè all’aeromodellismo.

Aeromodellismo all'Aero Club Brescia

Nel 1947 finalmente torna a possedere un aereo, il Macchi MB.308 (chiamato anche “Macchino”).

Macchi MB-308

Il Macchi MB.308

Intanto si avvicina il 9 settembre 1949, quale migliore occasione per riproporre, a quarant’anni di distanza, il 2° Circuito Aereo Internazionale di Brescia.
L’evento fu un successo, attorno al circuito delimitato da 3 piloni a 6 Km di distanza l’uno dall’altro, si sfidarono il meglio della produzione mondiale, come ad esempio il Beechcraft Bonanza 35, il L.M3 Piper Club, il SAI Ambrosini S.1001 Grifo (che vinse la competizione pilotato da Goldoni Marino dell’Aero Club Reggio Emilia) e ovviamente il nostro Macchino.

Concluse in bellezza la manifestazione, l’esibizione degli Spitfire dell’Aeronautica Militare.

La pattuglia degli Spitfire dell'Aeronautica Militare

A dire la verità concluse la manifestazione il volo di un vecchio Farman ricostruito, solo che dopo tre giri di campo atterrò ed esalò l’ultimo respiro, anzi l’ultima sgassata.

La folla festante saluta il Farman durante il suo ultimo volo

La folla festante saluta il Farman durante il suo ultimo volo

Il boom economico

Finito il periodo delle vacche magre, nel 1950 la flotta dell’aeroclub si espande, al Macchino si aggiungono due Viberti M1, un Fairchild e da ultimo un Piper Club.
Il Piper, marche I-PIPA, trasformerà allievi in piloti per i successivi 20 anni.

Il Piper Club I-PIPA dell'Aero Club Brescia

Il Piper Club I-PIPA dell'Aero Club Brescia

Nel 1951 si aggiunge alla flotta un altro Macchi.
Nel 1955 entra negli hangar un Saab Safir acquistato da Luciano Sorlini, uno dei primi brevettati all’aeroclub nel dopoguerra.
L'aereo verrà poi ceduto all'aeroclub negli anni '60.
Si tratta di un aereo acrobatico interamente metallico, con carrello retrattile, elica a passo variabile e strumentato per il volo senza visibilità.
L’unico in Italia.
Nel 1956 a tal proposito, viene promosso per la prima volta un corso di volo strumentale, che utilizza un simulatore messo a disposizione dalla VI Aerobrigata a Ghedi.

Lo svedese Saab Safir dell'Aero Club Brescia

Lo svedese Saab Safir dell'Aero Club Brescia

Nonostante nel 1957 si inauguri la nuova sede a Ghedi, vicina all’ingresso del campo e addirittura dotata di stazione radio, la convivenza con i militari impone comunque delle logiche limitazioni.

La flotta dell'Aero Club Brescia schierata a Ghedi

La flotta dell'Aero Club Brescia schierata a Ghedi

Già dal 1954 era iniziato il classico balletto all’italiana, in cui politici, ispettorati e associazioni si alternavano nel promuovere o bocciare la necessità di un aeroporto civile a Brescia, ma dovranno passare ancora molti anni prima di arrivare alla fine del dibattito.

Nell’attesa la flotta dell’aeroclub aumenta di numero: un Avia FL.3, un FIAT G.46, un Fairchild F24R e uno Stinson L-5.

L'Avia FL.3 dell'Aero Club Brescia

L'Avia FL.3 dell'Aero Club Brescia

Il FIAT G.46 dell'Aero Club Brescia

Il FIAT G.46 dell'Aero Club Brescia

Ho trovato curiosa la Riunione Aviatoria di Chiari del maggio 1959, dove gli aerei provenienti da Ghedi dovevano lanciare un gavettone di gesso e centrare un cerchio disegnato a terra.
Non so se ce lo lascerebbero mai fare oggi, ma nel caso mi prenoto!

Raduno di Chiari, il bersaglio da centrare

Raduno di Chiari, il bersaglio da centrare

Il 9 settembre 1959 è anche, inutile ricordarlo, la ricorrenza del Cinquantenario del Circuito Aereo Internazionale di Brescia.
Potevano i soci dell’aeroclub tirarsi indietro e non fare una manifestazione degna delle precedenti?
Ovviamente no.

L’aeroporto di Montichiari

Gli anni ’60 e ’70 segnano una crescita costante sia della flotta che dell’importanza nazionale della scuola di volo dell’Aero Club Brescia.

Nel 1964 fu istituito anche il corso di fonia aeronautica, che diventerà poi obbligatorio per coloro che vorranno allontanarsi in volo dal campo.

All’apice della sua fama, con oltre 200 soci, più di 2.500 ore di volo all’anno e 12 velivoli, l'aeroclub dovrà attendere il 15 luglio 1984 per avere la sede a Montichiari.

Finalmente torna nella storica brughiera che fu sede del 1° Circuito Aereo Internazionale di Brescia quasi 8 decenni addietro.
Pur essendo ancora all’interno di un terreno demaniale, una base missilistica nella fattispecie, l’aeroclub può finalmente godere di una base tutta sua, con accesso autonomo, hangar, palazzina e la massima libertà di movimento.

La pista, già allora di 3 Km di lunghezza, è totalmente riservata ai velivoli dell’aeroclub.

Nel mese di maggio del 1994, l'aeroclub organizza l'Open Day in stretta collaborazione con il 6° Stormo e lo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare. Durante l'evento, un vasto pubblico invade l'aeroporto per ammirare centinaia di aeromobili, inclusi quelli dell'aeroclub.
Al termine la folla alzerà gli occhi al cielo per godersi le esibizioni del Reparto Sperimentale, di altre Forze Armate e delle pattuglie acrobatiche Red Arrows e Frecce Tricolori.

Furono anni di pacchia, che durò fin quando il Catullo di Villafranca, nel marzo del 1999, decise di aprire l’aeroporto di Montichiari al traffico civile.
Il traffico commerciale purtroppo decretò la fine di due attività storiche dell’aeroclub: il paracadutismo e l’aeromodellismo.
Molti soci giustamente vissero la cosa come una grave perdita, che in effetti si ripercosse anche sulle casse dell’aeroclub.

Però andò così, dopo novant'anni di peripezie finalmente tornammo a casa, nei luoghi di origine e ancora oggi condividiamo gli spazi con i grandi jet.

Mi è piaciuto molto ciò che scrissero in quegli anni i soci dell’aeroclub nella pubblicazione I Nostri Novant’Anni.
Mi sembra la giusta conclusione di questa storia.

Oggi, sul finire degli anni Novanta, dopo quindici anni di libertà, l'Aero Club Brescia affronta il cambiamento. Pioniere a Montichiari ai primi del secolo, pioniere a Ghedi nel dopoguerra, ha mantenuto vivo un aeroporto che ora si apre al traffico commerciale.
Molti suoi piloti hanno vissuto gli ultimi decenni di questa nostra storia.
Altri, poco più che adolescenti, sognano una legittima occupazione professionale nell'aviazione commerciale.
Tutti sono testimoni della longevità della scuola di volo dell'Aero Club Brescia.
E se qualcuno di loro dovrà dare la precedenza a un liner che sta atterrando a Montichiari, sa che nella quiete della cabina c'è sempre un comandante che ascolta il suono indescrivibile del frullare allegro dell'elica di un aeroplanino che lo sta aspettando.

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