C’era una volta, agli inizi del secolo scorso, un gruppo di allegri amici che
si ritrovava spesso al Caffè Centrale di Brescia.
In una di queste occasioni, nel lontano 16 settembre 1909, ebbero un’idea
alquanto stravagante.
“Perché non ci compriamo un dirigibile?”
“Eh sì, come no, chissà quanto costa!?”
“Mi sono informato, con una colletta di 22 mila lire ci compriamo uno Zodiac.”
“Dovremo però dare un nome al nostro sodalizio.”
“Cosa ne dite se lo battezziamo Club di Sport Aereo?”
Lo so, sembra l’inizio di una favola, ma è successo veramente… magari non proprio
con i dialoghi precedenti.
C’è addirittura un articolo de La Sentinella Bresciana che ne parla.
A quei tempi questi baldi giovanotti non lo sapevano, ma stavano creando qualcosa
di eccezionale che sarebbe durato fino ai giorni nostri.
Cosa stavano creando?
Ve lo dico subito, stavano posando il primo mattone dell’Aero Club Brescia.
Per curiosità, se vi state domandando quanto valevano 22.000 lire nel 1909, oggi
sarebbero circa 92.000€.
L’evento aeronautico italiano del secolo
A onor del vero bisogna dire che questa idea di comprare un dirigibile molto
probabilmente venne loro dopo essere stati galvanizzati da un evento che accadde
pochi giorni prima, il 9 settembre 1909.
La brughiera di Montichiari fu infatti il palcoscenico in quei giorni del
1° Circuito Aereo Internazionale di Brescia, una competizione che
fece accorrere appassionati da tutto il mondo per assistere all’esibizione di queste
nuove strane macchine volanti, con un monte premi di 100.000 lire (420.000€ oggi).
Il programma del 1° Circuito Aereo Internazionale di Brescia
Non pensate però a evoluzioni tipo Frecce Tricolori, allora
se i velivoli si alzavano di 4 metri da terra, era sufficiente per ottenere un’ovazione
dal pubblico.
Vennero comunque stabiliti dei nuovi record.
Il primo premio per la velocità lo ottenne Glenn Curtiss
che percorse 50 Km in 49’24”, ben 62 Km/h!!!
Usain Bolt corre più veloce per capirci (65 Km/h).
Il primo premio per l’altezza lo ottenne Rougier che arrivò
alla considerevole cifra di 193,5 m (635 ft).
Oggi se voli a meno di 1.000 ft sopra ad un centro abitato ti danno la multa.
L’incredibile storia del 1° Circuito Aereo Internazionale di Brescia meriterebbe
un articolo tutto per sé, anzi se vi interessa lasciatemi un commento in calce
a questo articolo e magari in futuro faccio qualche ricerca e ci scrivo sopra qualcosa.
Aero Club Brescia, un precursore dei tempi
Nel 1920 il Club di Sport Aereo cambia nome e diventa ufficialmente
l’Aero Club Brescia, addirittura prima della nascita dell’Aero Club
Italia che avvenne il 23 luglio 1926 e persino prima dell’Aeronautica Militare
che nacque il 28 marzo 1923 (proprio nel mese della pubblicazione di questo articolo si festeggia il Centenario dell'Aeronautica Militare).
C’è da esserne orgogliosi, che dite?!
A quei tempi l’aviazione era materia prevalentemente militare, infatti la sede
dell’aeroclub fu basata dentro l’Aeroporto Militare di Ghedi.
Ci vorrà parecchio tempo prima che la sede si sposti a Montichiari dentro ad un
aeroporto civile, ma di questo ve ne parlo dopo, andiamo per ordine.
L’aeroclub non si limita ai corsi di volo, ma si fa promotore anche di molte
iniziative sportive.
Ad esempio nel 1931 organizza sulla pista di Ghedi la 3° tappa del Giro
d’Italia e nel 1936 un avioraduno che coinvolse 88 aerei.
La 3° tappa del Giro d’Italia sulla pista di Ghedi
Un Regio Decreto del 1936 cambia il nome dell’Aero Club Italia in R.U.N.A. (Reale
Unione Nazionale Aeronautica) e in cascata cambia nuovamente il nome all’Aero
Club Brescia, facendolo diventare R.U.N.A. Brescia.
Dovremo attendere fino al 27 agosto 1944 per riavere il nostro attuale nome.
Gli hangar della R.U.N.A. Brescia
L’aeroclub cresce, acquista nuovi aerei, negli anni ’30 brevetta centinaia di
nuovi piloti e registra parecchie centinaia di ore di volo.
Si legge in un annuncio:
Giovani, volete diventare piloti?
Col prezzo ridotto a lire 1500 e a iniziare dal 1° luglio XVII, la R.U.N.A. dà la
possibilità di conseguire il brevetto civile a tutti.
Ogni giovane potrà poi essere incorporato nella R. Aeronautica in qualità di pilota.
Rivolgetevi alla R.U.N.A. (Brescia - Piazza Vittoria, 7) per ogni informazione.
L’anno XVII corrisponde al 1939, a quei tempi si contava l’Era fascista, cioè
a partire dal 1922 anno della marcia su Roma.
1.500 lire invece corrisponderebbero oggi a 1.300€, neanche tanto a dire la verità,
ma c’era la fregatura che qualche anno dopo ti avrebbero mandato a fare da bersaglio
alla contraerea inglese.
Nel frattempo, gli anni ’30 sono gli anni dei pionieri dell’aria, delle prime
grandi trasvolate.
Carlo Francesco Lombardi, alias Francis Lombardi il 13 luglio 1930 per
la prima volta porta un aereo da turismo FIAT AS.1 da Vercelli fino
a Tokyo.
Lo stesso anno, assieme a Franco Mazzotti, circumnaviga l’Africa.
Quest’ultimo, il 6-7 Marzo 1939 stabilisce anche il primato mondiale di velocità,
390,971 Km/h, volando senza scalo da Roma ad Addis Abeba (Etiopia).
Il FIAT AS.2 (modello successivo del FIAT AS.1)
La fine di questo decennio vede l’Aero Club Brescia, pardon, la R.U.N.A. Brescia,
protagonista nell’insegnamento dell’arte del volo, brevettando un centinaio di piloti
ogni anno e registrando per la prima volta più di 1.000 ore di volo in un anno.
Il dopoguerra e la ricostruzione
La tragica fine della II guerra mondiale, lascia nel 1945 solo tizzoni ardenti
sull’aeroporto di Ghedi.
Franco Mazzotti non è tra quelli che tornano a casa, è scomparso 3 anni prima nei
cieli del Mediterraneo a bordo di un SM.82.
L’aeroclub è tra i primi a rimboccarsi le maniche per ricostruire le strutture
semidistrutte, si ricostituisce e torna alla denominazione che ha ancora oggi, cioè
Aero Club Brescia.
Purtroppo, per un biennio, dovrà accontentarsi di alitare sulla prua di aerei in
miniatura prima di lanciarli, dedicandosi cioè all’aeromodellismo.
Nel 1947 finalmente torna a possedere un aereo, il Macchi MB.308
(chiamato anche “Macchino”).
Il Macchi MB.308
Intanto si avvicina il 9 settembre 1949, quale migliore occasione per riproporre,
a quarant’anni di distanza, il 2° Circuito Aereo Internazionale di Brescia.
L’evento fu un successo, attorno al circuito delimitato da 3 piloni a 6 Km di distanza
l’uno dall’altro, si sfidarono il meglio della produzione mondiale, come ad esempio
il Beechcraft Bonanza 35, il L.M3 Piper Club,
il SAI Ambrosini S.1001 Grifo (che vinse la competizione pilotato
da Goldoni Marino dell’Aero Club Reggio Emilia) e ovviamente il nostro
Macchino.
Concluse in bellezza la manifestazione, l’esibizione degli Spitfire
dell’Aeronautica Militare.
La pattuglia degli Spitfire dell'Aeronautica Militare
A dire la verità concluse la manifestazione il volo di un vecchio Farman
ricostruito, solo che dopo tre giri di campo atterrò ed esalò l’ultimo respiro,
anzi l’ultima sgassata.
La folla festante saluta il Farman durante il suo ultimo volo
Il boom economico
Finito il periodo delle vacche magre, nel 1950 la flotta dell’aeroclub si
espande,
al Macchino si aggiungono due Viberti M1, un Fairchild
e da ultimo un Piper Club.
Il Piper, marche I-PIPA, trasformerà allievi in piloti per i successivi 20 anni.
Il Piper Club I-PIPA dell'Aero Club Brescia
Nel 1951 si aggiunge alla flotta un altro Macchi.
Nel 1955 entra negli hangar un Saab Safir acquistato da Luciano Sorlini, uno dei primi brevettati all’aeroclub nel dopoguerra.
L'aereo verrà poi ceduto all'aeroclub negli anni '60.
Si tratta di un aereo acrobatico interamente metallico, con carrello retrattile,
elica a passo variabile e strumentato per il volo senza visibilità.
L’unico in Italia.
Nel 1956 a tal proposito, viene promosso per la prima
volta un corso di volo strumentale, che utilizza un simulatore messo a disposizione dalla VI Aerobrigata a Ghedi.
Lo svedese Saab Safir dell'Aero Club Brescia
Nonostante nel 1957 si inauguri la nuova sede a Ghedi, vicina all’ingresso del
campo e addirittura dotata di stazione radio, la convivenza con i militari impone
comunque delle logiche limitazioni.
La flotta dell'Aero Club Brescia schierata a Ghedi
Già dal 1954 era iniziato il classico balletto all’italiana, in cui politici,
ispettorati e associazioni si alternavano nel promuovere o bocciare la necessità
di un aeroporto civile a Brescia, ma dovranno passare ancora molti anni prima di
arrivare alla fine del dibattito.
Nell’attesa la flotta dell’aeroclub aumenta di numero: un Avia FL.3, un
FIAT G.46, un Fairchild F24R e uno Stinson
L-5.
L'Avia FL.3 dell'Aero Club Brescia
Il FIAT G.46 dell'Aero Club Brescia
Ho trovato curiosa la Riunione Aviatoria di Chiari del maggio
1959, dove gli aerei provenienti da Ghedi dovevano lanciare un gavettone di gesso
e centrare un cerchio disegnato a terra.
Non so se ce lo lascerebbero mai fare oggi, ma nel caso mi prenoto!
Raduno di Chiari, il bersaglio da centrare
Il 9 settembre 1959 è anche, inutile ricordarlo, la ricorrenza del Cinquantenario
del Circuito Aereo Internazionale di Brescia.
Potevano i soci dell’aeroclub tirarsi indietro e non fare una manifestazione degna
delle precedenti?
Ovviamente no.
L’aeroporto di Montichiari
Gli anni ’60 e ’70 segnano una crescita costante sia della flotta che dell’importanza
nazionale della scuola di volo dell’Aero Club Brescia.
Nel 1964 fu istituito anche il corso di fonia aeronautica, che
diventerà poi obbligatorio per coloro che vorranno allontanarsi in volo dal campo.
All’apice della sua fama, con oltre 200 soci, più di 2.500 ore di volo all’anno
e 12 velivoli, l'aeroclub dovrà attendere il 15 luglio 1984 per avere la sede a Montichiari.
Finalmente torna nella storica brughiera che fu sede del 1° Circuito Aereo Internazionale
di Brescia quasi 8 decenni addietro.
Pur essendo ancora all’interno di un terreno demaniale, una base missilistica
nella fattispecie, l’aeroclub può finalmente godere di una base tutta sua, con accesso
autonomo, hangar, palazzina e la massima libertà di movimento.
La pista, già allora di 3 Km di lunghezza, è totalmente riservata
ai velivoli dell’aeroclub.
Nel mese di maggio del 1994, l'aeroclub organizza l'Open Day in stretta collaborazione
con il 6° Stormo e lo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare.
Durante l'evento, un vasto pubblico invade l'aeroporto per ammirare centinaia di
aeromobili, inclusi quelli dell'aeroclub.
Al termine la folla alzerà gli occhi al cielo per godersi le esibizioni del
Reparto Sperimentale, di altre Forze Armate e
delle pattuglie acrobatiche Red Arrows e Frecce Tricolori.
Furono anni di pacchia, che durò fin quando il Catullo di Villafranca, nel
marzo del 1999, decise di aprire l’aeroporto di Montichiari al traffico civile.
Il traffico commerciale purtroppo decretò la fine di due attività storiche
dell’aeroclub: il paracadutismo e l’aeromodellismo.
Molti soci giustamente vissero la cosa come una grave perdita, che in effetti si
ripercosse anche sulle casse dell’aeroclub.
Però andò così, dopo novant'anni di peripezie finalmente tornammo a casa,
nei luoghi di origine e ancora oggi condividiamo gli spazi con i grandi jet.
Mi è piaciuto molto ciò che scrissero in quegli anni i soci dell’aeroclub nella
pubblicazione I Nostri Novant’Anni.
Mi sembra la giusta conclusione di questa storia.
Oggi, sul finire degli anni Novanta, dopo quindici anni di libertà, l'Aero Club
Brescia affronta il cambiamento. Pioniere a Montichiari ai primi del secolo, pioniere
a Ghedi nel dopoguerra, ha mantenuto vivo un aeroporto che ora si apre al traffico
commerciale.
Molti suoi piloti hanno vissuto gli ultimi decenni di questa nostra
storia.
Altri, poco più che adolescenti, sognano una legittima occupazione professionale
nell'aviazione commerciale.
Tutti sono testimoni della longevità della scuola di volo dell'Aero Club Brescia.
E se qualcuno di loro dovrà dare la precedenza a un liner che sta atterrando a Montichiari,
sa che nella quiete della cabina c'è sempre un comandante che ascolta il suono indescrivibile
del frullare allegro dell'elica di un aeroplanino che lo sta aspettando.
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